martedì, giugno 22, 2010



Sono giorni da farsi il segno della croce con i gomiti.
Giorni che il concetto di sfiga globale assume nuovi, inquietanti significati.
Iniziamo col dire che le pulci non sono morte.
Mai morte.
Vive, vegete e saltellanti, ne vedo una nuova ogni volta che oso mettere piede in casa per recuperare qualcosa di utile alla mia sopravvivenza.
Perchè nel frattempo, ovviamente, sono emigrata.
Mi sono accampata a casa di Quell'uomo con due borse di vestiti, un libro, l'agenda, il ricarica batterie, un nervoso che sembro un pitbull da combattimenti clandestini.
Ogni tanto mi viene in mente che mi serve qualcosa, allora attraverso i vicoli, entro in casa mia come un marines nelle risaie dell'indocina, trovo quello che mi serve e scappo di nuovo.
Ciononostante sono coperta di bolle.
Non di morsi, di bolle.
Qualche morso di pulce tra le dita dei piedi e le caviglie, 47 bolle sparse nel resto del corpo.
Una trentina solo tra le ginocchia e la schiena.
Sembro un videogame degli anni '80.
E non capisco cosa cazzo sia.
Allergia, credo.

Le bolle prudono così tanto, ma così tanto, che stanotte alle cinque e mezzo ero ancora sveglia e lamentosa, così stamattina mi sono messa in malattia e, almeno, ho dormito.
Perchè le bolle, la mattina, prudono meno.

Oggi pomeriggio il disinfestatore mi dovrebbe portare il Veleno Definitivo e domani ho appuntamento con la dermatologa.
Non può piovere per sempre, e anche le pulci si arrenderanno, prima o poi.
E tornero' ad avere un'estetica quasi normale.
La speranza la regalano un tanto al chilo, in periodi come questo.

C'è che uno prima o poi dovrebbe smetterla di pensare di poter disegnare il suo mondo lasciando fuori dalla porta le variabili.
Non era così che mi ero immaginata i primi giorni di una convivenza, non è così che avrei disegnato l'inizio - seppur momentaneo, per ora - di una vita di coppia.
Io che non dormo per il prurito, lui che mi mette la crema al cortisone alle tre e mezzo di notte, appena tornato dall'aver interpretato Quasimodo in Notre dame de paris, a Chiavari.
Io con le mie cose nei sacchetti.
Il mio nervoso da pitbull.
La piacevolezza estetica di un varano di Komodo.
Lui sorridente nello stress.
Insofferente di nascosto.
Non era così che l'avevo immaginata.

Ma non può piovere per sempre, quindi finiranno i pruriti, moriranno le pulci, tornerò in casa mia e ad un'estetica umana.
Prima o poi.

Nel frattempo, però, Trippa e il Gatto Signor Siberia si amano.
Di quell'amore aggressivo da gatto supponente.
Si soffiano, e poi si cercano.
Si coccolano e poi si graffiano.
Gatto Comune di Razza Metaforica.

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