giovedì, aprile 29, 2010


"...perchè, in questa storia d'amore, sembra che giochiamo al pampano randomico"
(Quell'uomo. Due del mattino di settimana scorsa)

mercoledì, aprile 28, 2010

Non sarà certo una rinuncia da guadagnarci il Paradiso, ma volevo mettere agli atti che, pur di trovare un momento per scrivere il blog, non sto lavando i piatti.
Neanche oggi.
Quelli in fondo alla pila sono lì da sabato.
Ma per fortuna sono pochi. Finchè non esondano dal lavello è solo un allarme giallo.

Stamattina, alle 6.30, è arrivata nella casa numero 14 la prima zanzara della stagione.
Io, che non sento mai niente quando dormo, che possono anche ballarmi sulla faccia fred astair e ginger roger senza che io mi svegli, le punture di zanzara, ne basta una che non dormo più.
Così mi sono passata la mattina presto accoccolata con il gatto signor siberia che, come me, un po' sonnecchiava e un po' si svegliava e mi guardava sbuffare per il prurito.
Poi mi sono alzata e sono riuscita comunque ad arrivare in ufficio in ritardo, che sono passata a portare la colazione e il manifesto a 40 centesimi a quell'uomo lì, che entrava all'una, beato lui.

Poi, finita la mia solita collana di riunioni, mi sono cucinata un hamburger bio mentre sfogliavo il catalogo dei premi della coop.
Avrei bisogno di 2000 punti in più per il ricarica batterie solare.
E 6000 punti in più per il silchepil nuovo.
Però mi bastano i punti per fare le donazioni in beneficenza.
Com'è questa cosa che, meno soldi uno ha da spendere, più sceglie di dare i suoi punti in beneficenza?
Dovrebbe essere il contrario.
Tu che spendi 400 euro all'anno ti regaliamo il ricarica batterie solare, che sicuro non te lo potrai comprare mai.
Tu che invece ne spendi 10.000, cosa te ne fai del silchepil? Ne avrai già almeno 4. Facciamo che i tuoi punti li diamo a Medici Senza Frontiere.
Mica dico i premi dell'esselunga, che non danno la maternità alle lavoratrici, figurarsi il silchepil ai consumatori a basso reddito.
Ma alla coop.
No?
Scommetto la testa di Bondi che ci stanno.

martedì, aprile 27, 2010


Ieri, alla fine, il computer si è rifiutato di andare su internet.
E oggi ho saltatellato tra riunioni che neanche Dick Fosbury.
Riusciranno, domani, i nostri eroi, a scrivere qualche riga di senso?

lunedì, aprile 26, 2010


Ero partita con tutto un discorso serio sul senso di comunità regalato da questo week end, tra i prati di Campenave e i balli popolari in periferia.
Avevo già scritto dieci righe, con un'aria da sociologa.
Ma sono le 13.23, alle 14.00 ho un autobus che mi porta da dodici adolescenti in pieno boom ormonale primaverile e ho pensato che non posso essere sociologa in mezz'ora.
In mezz'ora si scrivono cazzate.
Le storie belle, le fiabe così come le storie d'amore o gli articoli di approfondimento, i saggi, i romanzi, hanno bisogno di tempo dedicato. Non si scrivono in mezz'ora o nei week end.
Così, visto che adesso ho solo mezz'ora, scrivo dieci righe stupide come queste.
Ma stasera, che me la prendo tutta per me, prima faccio l'orlo dei jeans, ma se poi mi funziona per caso la chiavetta internet, mi dedico del tempo.
E scrivo un post molto serio e molto divertente, spero.
Come una storia d'amore.

venerdì, aprile 23, 2010



Ma ditemi voi se è possiamo lasciarla da fare a Fini, la rivoluzione, a cavallo del 25 aprile.
Io sono un po' inorridita, di tutto questo applaudire davanti ad un gioco di potere tra post fascisti.
Proprio in questi giorni.
In questi giorni in cui in ogni piazza dovrebbe risuonare Il piave mormorava...
(Ah ah ah. Battuta. Che non fa ridere per niente).

Però stamattina.
Che mi sono presa una mattina libera, dopo due settimane da farsil il segno della croce coi gomiti, dopo un pomeriggio in autostrada tra genova e savona cercando di recuperare il vino bianco per il Circolo Luogo dell'Anima mentre due macchine andavano a fuoco in galleria, prima di un week end fatto di tre concerti tre e turni al bar della periferia, dopo notti insonni, dopo una telefonata isterica della zia della mia ragazzina preferita, dopo un laboratorio a scuola inventato sul posto, dopo sogni deliranti e pianti irrefrenabili dalla pissipissibaucologa.
Però stamattina.
Che mi sono presa una mattina libera.
E fuori pioveva e dentro, invece, era la più lunga delle colazioni a letto.
Però stamattina dicevamo, con l'uomo che devo anche decidere come chiamare in queste righe, dal momento che ormai è ospite costante di questo blog, nonchè della casa numero quattordici. Insomma.
Stamattina.
Che mi sono presa una mattina libera e lui non lavorava.
Nella più lunga delle colazioni a letto dicevamo che, alla fine, succederà questo.

Fini farà tutto un partito dove finisce la destra, il centro e la destra del pd.
Noi a quel punto candidiamo vendola, con la sinistra e quel che rimane di sinistra nel pd.
E non vinciamo mai più.
Qualcosa del tipo loro al 70% e noi quel che rimane.
Torniamo alla prima repubblica dei momenti bui.
Loro che governano e noi che facciamo l'opposizione.
Un'opposizione forte, pressante, lontana dal governo ma presente nelle coscienze.
Con pochi risultati legislativi ma una spinta forte dal basso.
Dicevamo, con quell'uomo, che è così che andrà e che una volta ci sarebbe sembrato un programma ben triste in cui sperare.
E stamattina, invece, quasi quasi ci sembrava una buona idea.

martedì, aprile 20, 2010



E così, siamo sopravvissuti anche al Congresso Nazionale.
Abbiamo eletto un presidente che nessuno lo sta a sentire quando parla, un presidente che lascia il carisma sul comodino quando esce la mattina, ma che almeno non dice delle cose stupide.
Sempre che qualcuno riesca a stare sveglio abbastanza da accorgersene.
Abbiamo eletto un presidente che dimostra che non siamo per il leaderismo, ecco.

Per il resto, è stato un congresso bellissimo, io mi sono divertita un sacco, che sembrava di essere il patto Molotovribbentrop, con tutti gli accordi in corridoio, le riunioni divise, le mozioni.
Sembrava uno spettacolo teatrale.
Sembrava il Parlamento.

In tutto ciò, però, ho saltato per la seconda volta di seguito il week end e quindi sono qui che sono quindici giorni che lavoro e sono vitale come una panissa in una friggitoria alle sei di sera.
La casa ha accumulato la polvere in mia assenza, il frigo è vuoto e sconsolato, il gatto signor siberia è costretto a mangiarsi il riso con le zucchine e il pesce perchè tanto non c'è altro, c'è poco da lamentarsi.
Sono stanca di una stanchezza primaverile, ma come se fossero due anni che è primavera.
Due anni che la primavera non ha bussato, è entrata sicura e io ho smesso di dormire.
E' un momento che mi iscriverei ad un corso di massaggi soltanto per avere una buona scusa per addormentarmi su un parquet con qualcuno che mi fa pressioni sulla schiena.
Che andrei persino in Islanda, per scappare dalle scadenze.

Con tutto che ho un uomo che mi aiuta in ogni cosa, che mi viene a prendere, che mi lava i piatti, che mi cucina mentre mi faccio la doccia, che mi stende i vestiti, che mi ritira la roba se piove.
Non me lo ricordo come facevo, prima.
Questo uomo dice che io sono Bill Clinton e lui Monica Lewinsky ma giura che non tiene nessuna vestaglia nel freezer.
Io, Bill Clinton e Monica Lewinsky preferirei di no, ma è vera una cosa.
Che mi sento come se la mia vita avesse invocato l'impeachment.



mercoledì, aprile 14, 2010


Si sta come in Primavera in un ufficio pre-congresso nazionale

martedì, aprile 13, 2010

giovedì, aprile 08, 2010

Ho scritto di mensa, di iscrizioni e diritti su prospettivaranocchio.blogspot.com

martedì, aprile 06, 2010



Sparire dal mondo, a piccole dosi, non è poi così difficile.

Sono partita, giovedi, con lo zaino che compie quest'anno i 15 anni di vita e i circa due milioni di viaggi, per andare a fare la volontaria al Cirtical Wine di Montaretto, che è una cosa bellissima in un posto bellissimo.
A Montaretto non prende la omnitel, se non in unico punto dietro la chiesa e al bivio con il murales dello sciopero al contrario. Del resto non prende neppure la Tim, la Tre, e poco la Wind. Ci si parla via radio. O a voce, ovviamente.
E un posto solo ha internet: l'ostello.

In compenso, però c'è La casa del popolo, c'è il campetto da calcio Lenin, c'è il campeggio dell'Anpi, c'è il Critical Wine, c'è il pranzo sociale del Primo Maggio, c'è la vista più incredibile, c'è le stelle, c'è i bambini che girano da soli, c'è il calcetto, c'è un sacco di gente meravigliosa. E quindi c'è che è facile arrivare il giovedi e dimenticarsi del resto del mondo fino al lunedi sera.
Durante il Critical Wine ci sono i produttori, i figli dei produttori, i volontari, i musicisti, la gente del paese, i vecchietti, i cuochi, gli aiuto cuochi, i dj, quelli che passano di lì.

Io, quest'anno, ero volontaria.
Ho fatto volantinaggio alle 5 terre.
Sono stata alla cassa a vendere i bicchieri.
Sono stata al bivio a bloccare i milanesi che volevano scendere con il suv in paese.
Sono stata in cucina a lavare i piatti.
Sono stata promossa sul campo da lavapiatti ad aiuto-aiuto cuoco, con un'emozione che neanche quando mi hanno eletta al congresso provinciale.
Ho fatto colazione la mattina con fette biscottate e tajin, davanti al cielo più bello del mondo.
Mi sono scolata sotto il temporale.
Mi sono fatta un mazzo tanto con i piatti.
Ho conosciuto un milione di persone che non vedrò più.
E un milione che vedrò ancora.
Ma soprattutto, sono stata volontaria.
Che è una parola bellissima.
Che è una parola tremendamente fuori moda.
Ma che se dovessi dirvi qual'è la mia parola del 2009-2010, questa parola sarebbe Volontaria.

C'è un senso grande, in questo andare ad aiutare senza guadagnarci nulla, se non, appunto, la condivisione e il divertimento, che la nostra generazione aveva dimenticato.
Tutti impegnati ad arrabattarci dietro la vita, ci siamo dimenticati della bellezza di fare le cose per il gusto di farle.
Parafrasando Benedetto Croce (e De Andrè) credo che la mia generazione si sia ad un certo punto convinta che tutti siano volontari, fino a 18 anni, e che dopo rimangano a farlo soltanto gli eroi e i cretini.
Non è così.
E' un parametro diverso.
Ci sono delle cose, degli eventi, dei luoghi, dei momenti, che non potrebbero esistere senza i volontari.
Il Critical Wine è uno di questi, il Circolo Luogo dell'Anima è un altro, e chissà quanti altri ce n'è.

Il Critical Wine ci va un milione di persone, che parlano, che scoprono un modo diverso di vivere, che parlano con i produttori, che bevono un caffè alla casa del popolo, che aspettano pazienti il turno per mangiare, che ascoltano della bella musica, che semplicemente stanno in un posto bellissimo per 5 ore.
Questa cosa è importante.
In questo mondo di casino e depressione, è una cosa importantissima.

Io, in quatro giorni, mi sono sentita orgogliosa di poter dare una mano ad una cosa così.
Con tutti i limiti, come sempre.
Ma con l'idea precisa che ci sono delle cose che non c'entrano nè con i soldi nè con la fatica, ma c'entrano con la qualità della vita.
Lo scopo comune, l'aiuto, l'ironia, il cazzeggio e la serietà, il senso, la politica. Sono le cose che abbiamo perso, e che a Montaretto si trovano ancora.
Sono cose di sinistra.
Sono LE cose di sinistra.

Io credo che dobbiamo tutti tornare a fare i volontari.
Per noi stessi, principalmente; e, di conseguenza, per gli altri.
Oppure il contrario.

giovedì, aprile 01, 2010



Io mi sento che questo paese è il bicchiere mezzo vuoto.
Perchè qualcosa c'è, sul fondo, se guardi bene controluce.
Sacche di resistenza, pensieri sparsi, piccole speranze, bagliori di intelligenza.
Però c'è che tutte queste cose insieme sicuramente non riempiono il bicchiere, e che anche a guardarle uno non riesce comunque ad essere ottimista.
No, ottimista proprio non mi sento.
Penso che cinque anni di Cota in Piemonte non serviranno a svegliare la gente, ma a renderla soltanto più aggressiva, più incazzata, più stronza e autoreferenziale.

Ma non è che c'è qualcuno che lo vuole, questo nostro nord?
Piemonte, Lombardia, Veneto. Non è che c'è qualche acquirente interessato, non so, l'Austria?
Non è che possiamo fargli votare di nuovo l'anschluss?
Facciamo una lista di quello che ci dispiacerebbe vedere andare via.
Ad esempio, secondo me, ci teniamo Brà e lo Slow Food. Ci teniamo gli aironi del Ticino. Ci teniamo Ca' Foscari, i fiori di Loto di Mantova, il Salone del Libro, il Festival della Letteratura. I Valdesi, anche, ce li teniamo. E la Litizzetto. Ci teniamo Paolo Rossi, Dario Fo, Gino e Michele. La biennale di Venezia. Paolo Conte, non so, forse glielo possiamo lasciare. Ci teniamo Capossela. Il Davide Van De Sfroos mi sa che glielo lasciamo e poi io mi prendo i dischi d'importazione. Compriamo un souvenir del duomo di Milano prima di chiudere le frontiere. Ospitiamo tutti i No Dal Molin e le loro pentole. Il circolo arci La Scighera. Il museo del cinema. L'originale del Quarto Stato. Qualche bottiglia di dolcetto, da nascondere come i sigari cubani a Miami. I bradipi dell'oasi di sant'alessio. Il lago di garda.

Tutte queste cose le salviamo prima dell'annessione.
Tanto sono cose che a loro non interessano.
Ma gliene lasciamo altre.

Possono tenersi la polenta, la Bagna Cauda, le gondole, le radici cristiane, Magdi Allam, la Stampa, la Fiat, il giardinetto davanti a casa, i turisti giapponesi, le borse di Prada, i centri commerciali, i cinema con lo stesso film in sei sale diverse, malpensa, le classi separate, la sanità privatizzata, le tangenti dell'Expo, gli stadi delle olimpiadi invernali, la tav, i poligoni vicino a Padova, Gentilini, Formigoni, la Moratti, il figlio di Bossi, Cota. Le centrali nucleari e gli ogm.
Gli lasciamo Brunetta, anche se non l'hanno voluto neanche loro, ma per punizione.
Gli lasciamo la memoria corta, il razzismo, la cocaina, Salò, Via Bettino Craxi martire, la Tyssen Krupp. Queste cose gliele lasciamo tutte. Che non si dica che siamo egoisti. Gli lasciamo Milano 2, Milano 3. Voghera e Max Pezzali. Laura Pausini e Massimo Boldi. Gli lasciamo le ronde, ovviamente, i gratta e vinci, gli studi televisivi e CL.
E, guarda, sono pronta a lasciargli anche il Cenacolo, se giurano che se ne vanno.

Poi, magari, ci andiamo in vacanza.
Tra qualche anno, passaporto alla mano, andiamo a vedere come si sta nello stato federalista del nord italia.
Ci mangiamo la bagna cauda, polenta osei e una bottiglia di dolcetto con lo stesso gusto di un gulash in ungheria.
E magari scopriamo che stanno bene, così.
Che si sono tenuti quello che interessava a loro e non sentono la nostra mancanza, nè la mancanza di quelli che sono scappati da noi, nella Repubblica Ligure della Val D'Ossola.
Magari scopriamo che stiamo tutti meglio, con loro annessi all'austria e noi di nuovo in un paese dove la cultura e la socialità sono i metri di paragone della vita.

Quasi quasi lo popongo a Bersani: se non possiamo più credere nella rivoluzione, almeno possiamo credere all'anschluss.