La convivenza non è una faccenda difficile.
Io me la immaginavo tipo mostro nell'armadio.
Che non avrebbe funzionato niente, che tutto sarebbe stato noioso e complicato, la mia vita sarebbe stata distrutta e stritolata dalle esigenze di un uomo viziato, cresciuto in una casa pulita e ordinata.
Che lui sarebbe andato a letto ciondolante sempre prima di me, che l'avrei sentito russare dall'altra stanza e l'avrei visto conquistare centimetri di materasso e fette di piumone.
Che avrebbe lasciato a me la gestione delle bollette, la spesa, i piatti da lavare e la lavatrice da stendere.
Che sarebbe stato un uomo pieno di insopportabili paranoie, di orrende compulsioni: avrebbe avuto i dischi in ordine alfabetico, e mi avrebbe ucciso per la mia costante dimenticanza della custodia nei posti più improbabili.
Che mi avrebbe fatto conoscere e frequentare i suoi orrendi amici.
E che mi avrebbe obbligato alla pastasciutta serale, con tutti i suoi orrendi e controproducenti carboidrati.
Che avrei dovuto trovare gli spazi per le mie cose, litigando con le sue.
Che avrei dovuto sorbirmi sua madre.
Che avrei dovuto scegliere in quale casa passare il natale.
Che avrei dovuto trovare delle mediazioni.
Orrore.
Delle mediazioni!
E invece è tutto estremamente facile.
Intanto, cosa fondamentale, sua madre sono quattro mesi che è in Tunisia.
E suo padre sembra il figlio di Jacques Tati e di Ben Alì.
E la sua famiglia non festeggia il natale.
Non molto, insomma.
Lava i piatti soprattutto lui.
I pavimenti li lavo soprattutto io.
Che mi piace.
Ci piace la stessa musica.
Stendiamo insieme, quasi sempre.
Quando è quasi, vuol dire che stende lui.
Legge le bollette. E le paghiamo quando riusciamo.
Va alle riunioni di condominio.
Lui ci va.
Io invece vado alle mie, di riunioni.
E quando torno dalle mie riunioni mi fa trovare le cose buone senza carboidrati.
Va a dormire sempre dopo di me.
E non si addormenta sul divano.
Solitamente non si addormenta punto.
Fa un caffè buonissimo.
E si autoriscalda, quindi la coperta rimane tutta a me.
Della cucina di sua madre mi sembra non rimpianga nulla.
E neppure della gestione della casa.
Sant'immigrazione.
Abbiamo mischiati i miei romanzi e i suoi tra gli scaffali.
Abbiamo mischiato i gatti.
E mi prepara il pranzo buono nella schiscetta.
Litighiamo.
Certo che litighiamo.
Ma abbiamo questa quotidianità così facile, ma così facile.
Che uno dall'amore si aspetta sempre un milione di aggettivi romantici.
Ma la facilità è una cosa così innaspettata e allo stesso tempo così meravigliosa.
E per chiudere questo post sull'amore non posso non dirvi una cosa che mi hanno raccontato.
C'è questa cosa, di Vianello e della Mondaini.
Che io sempre li ho odiati. Borghesi e populisti. E poi, Sbirulino non lo si può perdonare.
Però c'è questa storia bellissima.
Che ad un certo punto fanno 40 anni di matrimonio.
E Vianello si presenta con una rosa.
E un bigliettino.
La Mondaini apre il bigliettino della rosa per i quarant'anni di matrimonio.
E dentro c'è scritto.
Con simpatia, Raimondo.
Questa è la mia storia preferita sull'amore, in questo momento.
6 commenti:
Mi sono uccisa dal ridere con questo post... TU AVEVI IN PROGRAMMA DI ANDARE A VIVERE CON IL MIO EX. E' LUIIIIIIIIIIIIIIIIII !!!!!!! :-DDDDDDDD
scema che sei
:-)
bacio grande
Non diciamo sciocchezze. Io non sono affatto cresciuto in una casa pulita e ordinata!
Per il resto, beh, c'eravamo quasi.
oh, wow...
ecco, non per essere menosa, ma uno a questo punto si chiede dove sei cresciuta tu, per avere quest'immaginario così tristo. e andrei avanti a zampettare, ma devo assaggiare il ripieno per i totani che ha fatto il tuo papi, prima che finisica di pulire il lavandino e stendere, che poi mi stende tutto storto, signora mia.
La Ema Ziello si sta chiedendo se non è stata sufficientemente chiara.
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