giovedì, settembre 10, 2009



C'è una cosa che si chiama Settimana di Scadenza dei Bandi che se uno nella vita fa un lavoro normale neanche se lo può immaginare che cosa sia.
Credo lo possa immaginare un po' un libero professionista di quelli che devono consegnare i progetti, però in più dovete metterci che non è la tua tavola perfetta, quella che devi consegnare, ma un infinito plico di amazzonia, tutto timbrato, tutto fotocopiato, tutto firmato.
E c'è sempre, sempre una cosa che ti dimentichi.
La terza copia.
La firma.
Il timbro.
E sono i tuoi stipendi di un anno, quelli che ti stai dimenticando se ti dimentichi un timbro.
Così, a turno, l'ufficio del lavoro più bello del mondo sta facendo i turni di notte per cercare di mandare in porto i nostri stipendi del 2010.

Nel frattempo, io ho una vita sentimentale stabile come la mano di papa wojtyla.
Rilassante come un dissennatore.
Confortevole come un caiamano nel letto.
Ottimista come un reparto geriatrico.
Letteraria come un girone dantesco.

Ho un fidanzato che ragiona come un avventista del settimo giorno.
Le sue idee sono quelle giuste e porteranno ad un miglioramento, probabilmente insieme alla venuta del messia, non c'è discussione.
Io che ho già dei problemi con i monoteismi, davanti alla visione messianica del nostro futuro traballo.
Lo sento parlare e penso a Gian Maria Volontè nella Classe operaia va in paradiso, con questa visione del lavoro come riscatto a costo di tutto, a costo anche della vita.
Una visione della vita a tappe, dove prima si sogna e poi si cresce, come se crescere volesse dire annoiarsi, deprimersi, atrofizzarsi.
Discuto e sento tutto il peso di una decisione come un miracolo, come se la vita si dividese in a.C e d.C: avanti Conferma e Dopo Conferma.
Dove non esiste la bidimensionalità, una vita come un disegno rupestre, una cosa per volta, nessun punto di fuga.
Dove sulle mie spalle pesano tutte le sue scelte sbagliate, che adesso chiedono il conto e lo chiedono prima a lui, ma poi a me, che non ho nessun tipo di diritto di intervento perchè sono l'unica, tra i due, a pensare che una vita più una vita faccia sempre una vita, con le conseguenze che si rovesciano su entrambi, anche se le scelte le fa uno soltanto.

Così timbro, firmo e stampo plichi di foresta amazzonica senza aver dormito, senza avere fatto una sola chiacchiera piacevole nell'ultima settimana, senza sapere cosa fare, perchè non condividere le scelte del tuo uomo, comunque, non equivale ad odiarlo.
Pensare che stia facendo una scelta egoista, comunque, non significa pensare automaticamente che allora non conta più nulla tutto il resto.
Mi muovo nella vita con la leggerezza di una palla medica.
Però ho un gatto che la mattina mi riempie di coccole.
Mi sento veramente triste, a sapere che mi sto rifugiando nella pet therapy.

1 commento:

coraline ha detto...

tesoro, ti mando bacini e sostegni a distanza ... e voto a oltranza per la pet-therapy di gruppo :-)