SECONDO GIORNO
Sono partita alle 6 per roma e sono tornata adesso, così non so se qualcuno abbia parlato di quello che ha visto Quell'Uomo a Lampedusa.
Quell'uomo ha visto arrivare la nave con ammassati i corpi recuperati in mare.
Tutti lì dicono che i naufragi dichiarati sono soltanto quelli che avvengono in presenza di testimoni. Di tutti gli altri non parla nessuno. E quando si parla di Cimitero Mediterraneo, la contabilità è impossibile.
Una Lampedusana ha detto a Quell'Uomo che ha giurato a sè stessa di non fare più il bagno in mare, da quando ha visto galleggiare accanto a sè due ragazzi morti.
E a questo si aggiunge il sentire popolare degli isolani che dicono di non volere mangiare più il pesce del loro mare, che si nutre di cadaveri.
Io credo che quando la gente si stupisce della forza solidale dei lampedusani - tutti ce ne stupiamo, anche Quell'Uomo - forse sottovalutiamo la forza profondamente umana di essere la frontiera di una tragedia.
Ci vuole la brutalità indegna della Lega, e non solo della Lega, per dipingere gli abitanti di Lampedusa come degli arrivisti preoccupati per il crollo del turismo
La gente ha paura di quello che non conosce. E dell'abbandono.
Io credo che tutti avremmo avuto paura, se avessimo abitato in un'isola abbandonata a sè stessa davanti all'arrivo di qualche migliaio di persone disperate, abbandonate e incazzate.
Io avrei avuto paura.
Ma non di loro. Dell'assenza di uno Stato con la S maiuscola, che intervenga, sostenga e aiuti, i siciliani come i tunisini.
Questo, i telegiornali e i politici si sono ben guardati dal dirlo.
Io oggi ero a Roma.
Dove il rappresentante di un comitato territoriale dell'Arci ha raccontato di aver accolto qualche decina di migranti in un circolo. E la gente aveva paura. Perchè ci hanno insegnato, ad avere paura.
Ma poi il circolo ha tirato fuori un calcio balilla.
I primi adavvicinarsi sono stati i bambini, che hanno giocato con i migranti.
I bambini, che sono maestri di tolleranza.
E poi, a seguire, tutti gli adulti.
E la paura è passata, grazie ad un calcio balilla.
Anche a Genova sta succedendo la stessa cosa.
La paura per l'arrivo di qualche centinaio di persone ha creato allarme e paura, perchè i giornali (un giornale, soprattutto) l'hanno fomentata, e con i giornali, la destra.
Ma gli italiani non sono questo.
Com direbbe quella filosofa di Jessica Rabbit, è solo che ci disegnano così.
Perchè conviene.
E, piano piano, gli italiani aderiscono. Sempre più soli e, quindi, sempre più razzisti.
Lampedusa dimostra che possiamo immaginarci diversi.
Solidali, innanzitutto, e coraggiosi.
Lampedusa è un'isola - mi dice Quell'uomo - che potrebbe essere la Tunisia.
Per l'estetica, per i colori, per il clima, per la cucina, per la cultura e per i tratti somatici degli abitanti.
Quell'Uomo - che è nato qui ma ha passato decine di estati a Kerkena - dice Mi sento a casa.
Questo, i lampedusani, mi sembra di capire, lo sanno benissimo.
Sanno ancora cosa vuol dire la fame, il sogno per un luogo migliore dove vivere, la fatica di una famiglia di pescatori in un mediterraneo che da una parte è stato trasformato in un supermercato e dall'altra in un cimitero.
Ed è in questo, e per questo, che si scoprono e si dimostrano solidali.
Ma anche i lampedusani, piano piano, aderiscono alla narrazione che fanno di loro. E l'isola è spaccata tra i razzisti e gli umani.
Le discussioni sono accese, con il valido aiuto dei militari e dei poliziotti che contribuiscono all'impressione di vivere in un carcere a cielo aperto, in cui sono all'ordine del giorno i trasferimenti con i ceppi ai piedi, dicono sempre gli isolani, e le perquisizioni a sorpresa, come è successo nella casa affittata dall'Arci.
E così, in un giorno triste, segnato da una nave che approda carica di cadaveri e dall'uccisione di Vittorio Arrigoni, l'unico modo in cui possiamo chiudere, è un'invito: restiamo umani.
4 commenti:
molto bel post, già. ma come si fa a mettere calcio balilla dappertutto? questa è la sfida...
ci vuole lo sponzor
:-)
potrebbe essere un'ideona...
bellissimo...
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