Allora, io sabato vado in corteo a Roma.
Deciso e sicuro, vado.
E che bello sarebbe che foste in tanti a mettere il dito qui sotto e a venire con me.
Con tutta un'abile manovra sono riuscita a spostare l'animazione che avrei dovuto tenere contemporaneamente, a 800 km di distanza dal corteo.
Niente bambini: annullati.
Quindi vado.
Le ragioni del corteo, quelle ufficiali, le trovate
qui. Ma sostanzialmente si riassumono in LO FACCIAMO QUESTA CAZZO DI PARTITO UNITARIO DELLA SINISTRA, EH? O ANDIAMO AVANTI CON LA POLITICA DEI LEMMINGS?
Ma questo non basterebbe a farmi alzare alle cinque.
La rivoluzione dopo mezzogiorno, per favore.
Quello che mi farà alzare prima dell'alba è sostanzialmente questo.
Che io ho bisogno, fisicamente, di vedere che non siamo solo noi.
Ho bisogno di vedere il pullman da Casalecchio di Reno, posteggiato dietro quello del Vomero, posteggiato dietro i venti pullman da Reggio Emilia.
Ho bisogno del solito pastore tedesco con la sciarpa attaccata al collo e il solito vecchietto che dice "Così non potranno dire che non c'è nemmeno un cane".
Ho bisogno della solita banda.
Ho bisogno degli striscioni bucati per il vento, il solito CheGuevara che svolazza sul Circo Massimo.
Ho bisogno di questo perchè c'è poco che mi piace più nella vita.
Ma anche.
Anche perchè ho bisogno di normalità.
Ad ognuno la sua routine. La mia è questa. Io sto alle manifestazioni come l'impiegato al rintocco delle cinque.
Ho un bisogno, fortissimo, di vedere che ci nascondo, ma che alla fine ci siamo.
Il vecchietto, il cane, le bandiere, il pullman dell'unione studenti, l'arcilesbica con i capelli corti, i migranti della CGIL.
Ho bisogno del mio thermos caffè corretto crema al whisky, con la crema al whisky che la bevo soltanto in corteo, come le lenticchie a capodanno.
Ho bisogno della sosta all'autogrill che sono già in Toscana ed è l'ora in cui di solito mi sveglio.
Ho bisogno che in autogrill, quelli che sono partiti prima, abbiano già esaurito per primo il Manifesto, poi Liberazione, poi L'Unità, poi Repubblica, poi il Corriere della sera, e nella disperazione financo il Riformista. E nella grata rimangono solo la Padania, Libero, il Giornale e il Messaggero.
Ho bisogno di passare tra gli striscioni, senza mai sapere dove ci andremo a mettere finchè non mi innamoro di uno spezzone. A volte perchè cantano, a volte perchè hanno i fischietti, a volte per i bambini, a volte, semplicemente, perchè sorridono.
Nei cortei ho i colpi di fulmine per gli spezzoni, e sempre tradisco: mai fatto un corteo con la stesso gruppo di quello prima. Anche al g8 ho cambiato tre volte in tre giorni.
Ecco, vorrei vedere se ci sono i compagni portuali de Venesia, che al g8 mi hanno salvato la vita e la psiche.
Ho un bisogno fisico di vedere le solite facce che non sono mai le stesse, i bambini sempre piccoli con i palloncini rossi. Ho bisogno di passarci in mezzo, di sentire che non è cambiato niente dallo scorso ottobre: ci siamo, sempre, camminiamo, sempre, nelle stesse strade di roma, sempre, con gli stessi slogan, sempre, che a volte non se ne può neanche più.
Ma sempre, comunque, anche se non si parla più di noi, anche se siamo la polvere extraparlamentare sotto il tappeto della democrazia.
Io, l'11 ottobre, mi fermo in piazza esedra per il solito caffè.