Litighiamo per cose talmente cretine, e per cose talmente importanti, che anche di questa cosa abbiamo litigato, con l'omm della tempesta.
Io alla manifestazione a Roma avrei preferito non andarci.
Credo non mi sia mai successo nella vita, di ripensare ad una manifestazione e dire Era meglio non andarci.
Non al g8, con tutti i lacrimogeni, non al 23 marzo, con quello che poi è diventato Cofferati, non ai girotondi, con quello che è diventata la sinistra, non al social forum, con quello che è diventato Casarini.
Bello Neri Marcorè che legge Tocqville, bello Simone Cristicchi che si candida come nuovo leader della sinistra, bello anche Saviano, che io me ne fotto se si piange addosso, io penso che sia un bravo giornalista d'inchiesta.
Ma la gente in piazza.
Lo dicevo oggi sul treno al ritorno dai 7 piccoli ariani e i 005 nani, che posso anche accettare che uno su tre in questo paese sia berlusconiano. Che un altro sia o leghista o fascista. Ma il terzo.
Perdio, se questo è il mondo, io del terzo vorrei potermi fidare ciecamente.
Vorrei condividere i suoi gesti, i suoi pensieri, le sue lotte, le sue critiche.
Vorrei che sono io, quel terzo, e se non sono io è qualcuno che mi somiglia.
Che mi somiglia almeno in qualcosa, dico, o che come minimo non somiglia agli altri due.
Uno su tre, non chiedo tanto: c'è stato un momento che eravamo la maggioranza.
Invece in piazza a roma mi sentivo dentro a Videocracy.
E mi spaventava rendermi conto a che profondità ha saputo scavare Berlusconi, che anche quell'uno su tre davanti al vippismo china la testa, e si spella le mani per Milena Gabanelli, per Michele Santoro, per Marco Travaglio.
Che sono bravi, che sono seri, che nono sono certo il Gabibbo. Ma che vengono applauditi sostanzialmente per il fatto di essere in Tv, esattamente come il berlusconiano e il leghista applaudono le veline e i loro culi sodi.
Non sono stata bene, in piazza a Roma, e essere aggredita al ritorno sull'autobus da un gruppo di frustrati piddini solo perchè in ritardo, non ha aiutato il mio buonumore.
C'è
chi si deprime per gli alpini e le vecchiette sull'autobus, io non c'è niente che mi deprima di più di sentirmi isolata in mezzo a chi dovrebbe essere con me a reggere la diga della democrazia.
Litighiamo per cose talmente cretine, e per cose talmente importanti, che anche di questa cosa abbiamo litigato, con l'omm della tempesta.
Lui non è d'accordo con me.
Non vede nulla di tragico nell'applaudire Santoro come se fosse la salma del Papa. Si è sempre fatto, dice lui, non c'è niente di nuovo sotto il sole.
Invece io ho percepito qualcosa, sabato in piazza, qualcosa di buio, qualche marchio nero tra le nuvole.
Ho sempre difeso l'importanza delle manifestazioni, sostenendo che - al di là delle reali conseguenze poltiche, che a volte ci sono e a volte no - andare in corteo serve a non sentirsi soli, a dire Siamo in tanti, venceremos e tutte quelle cose lì.
Serve all'umore.
Questa è la prima, primissima volta che vado in piazza e mi sento sola.
Circondata da estranei con cui non condivido nulla, nè i modi, nè gli scopi, nè il lessico, nè i miti.
Mi sembrava di essere stata copiata e incollata tra il pubblico di ok il prezzo è giusto.
Non lo so se ho ragione, se esagero, se sono semplicemente abituata bene, come qualcuno che pasteggia a caviale e champagne e poi una sera gli fanno la pasta al sugo.
Ma io sabato mi sono sentita sola.
E per chi intuisce qualcosa della mia vita privata in questo momento, sa che questa era l'ultima cosa di cui avessi bisogno nel politico.