domenica, novembre 30, 2008
Pastore Tedesco,
io credo di dare meno peso alle cose che dici tu che alle chiacchere con la mia edicolante la mattina.
Però questa volta.
Questa volta mi vai a fare lo storico incompetente, e allora.
Pio XII non ha fatto nessun gesto eroico, nell'andare a Roma dopo il bombardamento di San Lorenzo nel luglio 1943.
Anzi, ha fatto un danno, se non due.
Primo perchè tutta la rete di aiuto popolare, che scavava tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, si interruppe all'arrivo di Pacelli.
Perchè tutti volevano una benedizione, un sorriso, un gesto. E tra le macerie non scavava più nessuno.
Bel risultato.
Secondo, perchè, quello che adesso passa come un sostegno al popolo di Roma fu, di fatto, un sostegno indiretto al fascismo e a Mussolini.
Pastore Tedesco, complimenti per la trovata.
Per risollevare Pacelli dalla miseria umana e storica nella quale si era seppellito da solo sostenendo le leggi razziali e appoggiando la fuga di fascisti e tedeschi in america latina nel 1945, non potevi tirare fuori dal cappello nessun coniglio più inutile e controproducente.
venerdì, novembre 28, 2008
Gli autobus d'inverno.
La gente che sale con l'aria del sopravvissuto, la pelle rossa, il naso che cola, gli occhi che lacrimano.
C'è silenzio, sugli autobus d'inverno, perchè il freddo congela un po' le idee e un po' le parole.
Poi però, piano piano, il freddo esce dalle ossa, il calore umano dell'autobus aiuta la ripresa.
E, incrociando gli sguardi lacrimanti, concentrandosi senza volere sul naso del vicino che cola, sui trucchi sfatti dal vento, sulle pettinature alla boy george, alla gente viene da ridere.
Perchè le persone, d'inverno, sono ridicole.
Non c'è come il freddo per abbattere il culto del corpo.
A me viene tantissimo da ridere, intorno agli zero gradi
mercoledì, novembre 26, 2008
Se poi ti trovi con il conto alla rovescia Gentili signori, tra cinque minuti comincia la Rivoluzione, non è che puoi chiedere una proroga.
Anche se non è il momento, anche se la Rivoluzione che ti trasformerà la vita, ad organizzarla tu, magari avresti aspettato qualche mese, non adesso che è già tutto un casino, che c'è una precarietà della vita prima ancora che del lavoro, e comunque anche il lavoro ci mette il suo, che sono ancora senza stipendio, ancora per poco, ma ancora.
Ma è per questo che il conto alla rovescia della Rivoluzione lo fa sempre qualcun altro, perchè se stessimo lì a vedere ognuno quando può, quando è libero, scusa venerdi no che ho il biglietto per il teatro, la Rivoluzione poi non la si fa più, come quando ci si dice Poi ci vediamo, eh, organizziamo una cena.
Così ieri i miei due amici bellissimi, che completano il mio cervello con tutte le competenze scientifiche che io ho sempre evitato di raccogliere, sono venuti a cena e hanno detto La Rivoluzione è una cena in Vico dolcezza.
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno.
E io sono salita sulle barricate.
Anche se non era il momento.
Anche se io, per me, magari in primavera. Anche perchè ai cambiamenti piace l'aprile.
Anche se io avrei massimalisticamente aspettato un po'.
Ma il conto alla rovescia era ieri.
E allora sia.
Sono la futura Responsabile Didattica dell'Associazione Prospettiva Ranocchio.
lunedì, novembre 24, 2008
Domenica, h. 19.00
Ero congelata morta.
Avevo lavorato tutto il pomeriggio nella galleria del vento, ma senza giacca, a creare burattini per i bimbi.
Centomila bimbi. Un milione di bimbi.
Senza giacca perchè, prevedendo il freddo polare, avevo scelto la versione Omino Michelin: piumino lungo fino alle ginocchia, cappuccio da Amundsen. Ma a quel punto stare accucciata a prospettiva ranocchio era impossibile. Così, dovendo scegliere tra sopravvivere ad altezza uomo o morire ad altezza ranocchio, ovviamente mi sono immolata in maglioncino primaverile.
Vi faccio vedere come muore una pedagogista.
Sono tornata a casa che mi muovevo come una macchinina del meccano, ho messo sul fuoco la zuppa, l'ho ingoiata bollente e alle ottoequarantacinque ero sotto il piumone.
Ed è lì che ho completamente sbagliato il film.
Ci sono dei film che un medio trentenne di sinistra ha visto almeno un paio di volte.
Terra e libertà.
Achtung Banditi.
Sacco e Vanzetti.
La classe operaia va in paradiso.
Io, la classe operaia va in paradiso non l'avevo visto.
L'ho visto ieri.
E mi ha fatto orrore.
Intanto perchè Gianmaria Volontè sudato, con i brufoli, la camicia viola attillata con la cravatta bordeaux non si può vedere.
Gianmaria Volontè brutto, in un miliardo di primi piani mentre borbotta Vada via'l cu.
Io lo guardavo e cercavo di concentrarmi su di lui in Giordano Bruno, che sopporta stoicamente le torture con quel fisico, quel fisico che Elio Petri nella Classe operaia va in Paradiso gliel'ha fatto lasciare nel camerino.
Poi, anche, perchè se siete sotto il piumone che tremate dopo essere morti di freddo da eroici pedagogisti, un film ambientato fuori dai cancelli di una fabbrica di Milano, alle sette e mezza di mattina, a gennaio, non è una grande idea.
Io li vedevo tremare nei loro cappottini, gli operai, e mi raggomitolavo ancora di più nel piumone, aspettando il tremendo calore dell'officina.
Ma soprattutto, tutte quelle scene con la luce blu del televisore.
Loro che mangiano davanti al televisore.
Loro che litigano nella luce blu del televisore.
Il figlio, da solo, nella luce blu del televisore.
La voce di Mike Bongiorno nel silenzio della cucina di GianMaria Volontè, operaio pagato a cottimo.
E io non ce l'ho fatta, a godermi il film.
Ero lì che inorridivo per il declino della classe operaia, che in questo film non assomiglia neanche un po' a Cipputi, neanche un po'.
Mi è venuto persino da pensare che in questo film non è che se lo meritano troppo il paradiso.
Che io Cipputi subito lo mandavo in paradiso.
Ma questi operai qui, del film, qualche anno di purgatorio, magari.
E poi ho iniziato a vedere Brunetta, a vedere tutti quelli che si chiedono Ma com'è che gli operai votano Lega? come se fosse una cosa che non la poteva capire nessuno.
Le risposte sono tutte lì, in un film brutto, con GianMaria Volontè brutto, con Mariangela Melato che non l'ho nemmeno riconosciuta, con una musica di Morricone che sembra il suo gatto con le unghie sulla lavagna.
Un film brutto, che secondo me Elio Petri l'ha girato forse per dire che è meglio il sindacato di quelli di Lotta Continua, forse l'ha girato per dire Che vita di merda, forse l'ha girato per dire Come mai come mai sempre in culo agli operai, forse per dire Si diventa pazzi, a stare nell'officina, che si entra quando è buio e si esce quando è buio.
Non lo so cosa voleva dire Elio Petri. Ho guardato anche gli extra, ma non lo spiegava neanche lì.
Comunque io, invece, ci ho visto Brunetta e ci ho visto la Lega e mi è venuta la tristezza, il dubbio che sia tutta colpa di Mike Bongiorno, e mi è venuto ancora più freddo. Non mi passava più, il freddo, ieri.
Ma fa anche tanto che non ho aperto la rotella del calorifero in camera.
domenica, novembre 23, 2008
TEST
Se sabato voi aveste tentato per la prima volta il dolce che pensavate di proporre alla cena di martedi, e foste rimasti delusi dal risultato...:
- a) Martedi tentate di nuovo, variando le dosi
- b) Martedi cucinate un altro dolce, tipo il tiramisù, che non sbaglia mai
- c) Martedi vi lanciate su un'altra novità, son cazzi degli invitati.
Ogni riferimento a cose o persone realmente esistenti è puramente casuale
giovedì, novembre 20, 2008
Non ce n'è uno, uno solo, che lo sento per telefono e non mi dice che questo è un periodo di merda.
Tranne quelli che li sveglio di notte, li spavento e non hanno neanche la forza di fare i paragoni con sè stessi, e cercano di stare svegli quel tanto che basta per coccolarmi. E basta, eccome se basta.
Ma gli altri, quelli che li sento da lucidi mi dicono Che situazione di merda la tua. Mi dispiace tanto tanto. Ma sai cosa è successo a me?
E via con una collana di sfighe massime, quando non tragiche.
Sembra il meeting internazionale della sfiga organizzato da cielle.
E' anche peggio della famosa legge di Murphy Se qualcosa può andare male lo farà.
Lo slogan è Se qualcosa può andare male, lo fa.
Io mi dico che dobbiamo fare qualcosa.
Non so, magari un'enorme bambola di stoffa in piazza san lorenzo, con ognuno che ci infila dentro un ferro da calza e vediamo se va meglio.
Oppure corrompiamo un astrologo.
O sgozziamo un vitello.
Una macumba.
Quadrifogli e cornetti.
Un bambino dalla rupe.
Ma per eliminare veramente la sfiga, direbbe una mente scientifica, dobbiamo individuarne le cause.
Qualcuno è mica a conoscenza di una tournèè di elton john in italia?
martedì, novembre 18, 2008
Se c'è una donna, una, che non è mai stata bambina, questa è Angela Merkel.
Io me la immagino, a sei mesi che legge le quotazioni di borsa, a tre anni che concede i prestiti ai compagni, a sette che denuncia la sua compagna che sporca il banco con l'inchiostro, a tredici che pensa all'amore come ad un pericolo, a venti con le rughe da cinquantenne.
A me fa paura, come donna, Angela Merkel.
Credo che sia una di quelle persone che non solo non capiscono l'ironia, ma s'infastidiscono perchè qualcuno sta perdendo secondi preziosi a ridere.
Io, se dovessi scrivere una fiaba con una matrigna, la matrigna avrebbe la faccia di Angela Merkel.
Non perchè è cattiva. Perchè è fredda.
E' il surgelatore del G8, Angela Merkel.
E' la Grimilde dell'Unione Europea.
Ora, detto questo, magari ci può anche essere qualcuno che la trova un personaggio positivo.
Un buon politico.
Un serio cancelliere tedesco.
Non so, dico, magari.
Ma simpatica.
Divertente.
Ironica.
Ecco, quello, secondo me, no.
A uno ci possono anche piacere i doberman, però poi non è che va in giro a dire che sono dei cuccioloni dal pelo folto.
Se il nostro presidente del consiglio pensa veramente che, accogliendo Angela Merkel al vertice italo-tedesco, in un momento di crisi economica, con la Germania potenza europea e l'italia in piena recessione, sia un'idea intelligente nascondersi dietro una colonna e farle Bù!, io, da educatrice, mi preoccupo.
Mi preoccupo come mi preoccuperei di un bambino che si spoglia nudo in classe, di un altro che urla Ho faaaaameee in mezzo al cinema, di un terzo che bacia in bocca la preside.
Mi preoccuperei e direi Questo bambino non riesce ad analizzare il contesto sociale e a comportarsi di conseguenza.
Non comprende le regole del vivere sociale e, piccino, va aiutato.
Così io vorrei fare una raccolta firme per dotare Berlusconi di un affido educativo.
Cioè di un volenteroso educatore ventenne che se lo vada a prendere tutte le mattine, lo accompagni in giro a fare tutte le sue cose, e che sia presente e critico ogni volta che il piccolo silvio fa una cazzata. Che se lo prenda, che gli parli, che lo faccia ragionare. Sulle sue azioni, sulle conseguenze, sul contesto, sui modi e sul suo rapporto con gli altri.
Un educatore che vada a mediare all'Onu, al G8, all'Unione Europea - come si fa in consiglio di classe - per farlo integrare, per accostargli una maestra di sostegno, per evitare che venga emarginato dai compagni.
Credo sarebbe divertente, se non fosse così dannatamente tragico.
lunedì, novembre 17, 2008
Ho fatto un test scemo su facebook.
Dice: Che infanzia hai avuto? Molto televisiva o poco televisiva?
E c'erano delle domande.
Su Lupin III (il nome di quello con le pistole).
Su Olly e Benji (quanto era lungo il campo da calcio? - ma veramente voi lo sapete quanto era lungo il campo da calcio?).
Su Mc Gayver (qualcosa su un apriscatole)
Su Genitori in Bluejeans (c'era una figa da paura in genitori in bluejeans?).
Io sapevo due risposte su quindici.
Una era su baywatch (il nome del bagnino che era david hasselhoff, e lo so perchè aveva anche un gruppo musicale).
La seconda era sui simpson, ma me la sono dimenticata.
Le altre ho risposto a caso, e credo di averle sbagliate tutte.
Ora, facebook non mi crede.
Non essere creduta dagli umani, passi. Ma da facebook.
Ha passato i suoi cinque minuti ad elaborare e poi mi ha detto Tu non me la conti giusta.
E il profilo del test, che avrebbe dovuto corrispondermi - ma che non vi copincollo, perchè poi magari si scopre che l'ha scritto un giornalista de Il Giornale - dice più o meno che io devo sicuramente avere passato l'infanzia davanti alla tv e così adesso sono così rincoglionita da non sapere delle banali risposte su Pollok combina guai.
Io l'ho pubblicato sul mio profilo di facebook, il risultato di questo test sulla mia infanzia.
(Invece quello del Test sui sette peccati capitali non l'ho pubblicato perchè io volevo Lussuria o almeno Accidia invece è venuto superbia e ci sono rimasta malissimo proprio).
Questo dell'infanzia l'ho pubblicato.
Perchè mi piace presentarmi come una che non le credono neanche i test online.
Dà una vaga idea del personaggio.
domenica, novembre 16, 2008
AUTOCENSURA
Io qui avevo pubblicato un post che mi piaceva e che non l'avevo scritto io.
Era un post che se la prendeva con Grillo e coi grillini.
Un post supponente, vero. Ma insomma, era contro Grillo. Grillo è il Guinnes dei primati della supponenza.
Così l'avevo copincollato.
Ma poi mi si dice che questo signore supponente, di cui avevo copincollato il post, scrive su Il Giornale.
Viene definito il Marco Travaglio de Il Giornale.
Già io non sopporto il Marco Travaglio originale, figurarsi.
Il post mi piaceva.
Ma adesso che sono andata a vedere le altre cose che scrive questo signore qui, lui non mi piace per niente.
Così l'ho cancellato.
E non potete leggerlo più.
Chiavutoavutochiadatoadato.
Però, anonimo delatore, la prossima volta, un po' più di tatto, eh...
Tipo: Nessie, guarda, mi dispiace tanto tantissimo, ma te lo devo proprio dire, sei pronta? Dammi tu il via, te lo dico? Hai pubblicato sul tuo blog il Marco Travaglio di destra!
Ecco, così.
Le brutte notizie si danno in mezzo alle coccole.
sabato, novembre 15, 2008
mercoledì, novembre 12, 2008
Forse è il muscolo contratto, forse è il rene, il dato di fatto è che fa un cazzo di male fottuto.
Allora adesso sono seduta sulla sedia che se mi alzo fa ancora peggio, e così scrivo già il post per domani.
Tanto domani sono in caritas.
Sic.
In caritas.
Nessie, da te non me lo sarei mai aspettato.
Comunque, oggi, tra fitte di dolore e pioggia, giusto prendevo un autobus pieno di umida umanità brontolante e imprevedibilmente silenziosa.
Mentre le nuvole di umido si alzavano dai giacconi, e gli ombrelli lacrimavano sul pavimento, ecco che in questo silenzio composto suona un cellulare.
Conversazione banale, ma tutti noi, viaggiatori solitari, non abbiamo potuto fare a meno di tendere l'orecchio davanti al Stasera minestrone o gnocchi? Il bambino sei andato a prenderlo? Era bagnato? Hai messo le scarpe sotto il calorifero? Ciao, bacio, sto arrivando, comunque.
Quando il silenzio umido è tornato io ho fatto un pensiero.
Mi sono detta, e se la frontiera della nuova propaganda politica, non potendo più andare a diffondere l'Unità porta a porta, si nascondesse dietro a questi momenti di obbligato ascolto?
Qualcosa del tipo:
Pronto?
Ciao, come stai? Mah, io un po' giù perchè oggi sono stata a scuola e ho scoperto che per colpa della riforma Gelmini, l'anno prossimo non posso iscrivere Giacomo al tempo pieno. E così adesso, capisci, mi tocca pagare una baby sitter cinque giorni a settimana. Ho fatto due conti: mi costava meno l'ici!...
Oppure:
Pronto? Oh, ciao, com'è il tempo lì a Napoli? Qui continua a piovere! Come sarebbe che hai i topi in casa? A causa della spazzatura? Ma io ho visto in televisione che Berlusconi l'ha fatta togliere...Ah...no...solo in centro? Eh, certo, se non lo sai tu che ci abiti...Minchia, quanti sacchi? Tutta la strada? ...guarda, faccio così, ti chiamo stasera che mi racconti per bene. Ciao
Ma anche:
Oh, ciao, è tutto il giorno che ti cerco...! Una telefonata veloce, che lo sai quanto mi costa chiamare lì in Francia...Ma dai, veramente? Tutto il giorno a prenderti per il culo perchè sei italiano, dopo la battuta di Berlusconi su Obama? Mamma mia che figura di merda internazionale! E meno male che con questo governo dovevamo aumentare il prestigio in Europa...!
Ecco, cose così.
Un po' di abilità recitativa, un po' di faccia da culo.
Un po' di argomenti sensibili al nervo del passeggero.
Io la chiamerei la controinformazione tecnologica.
Secondo me funziona, e comunque è l'unico modo di parlare all'italiano medio, costretto ad ascoltarti, tra il suo ombrello e la sua noia.
Ci proviamo?
martedì, novembre 11, 2008
La pissipissibaucologa insinua spesso che questo mio - nostro, in realtà, ma alla pissi interessa il mio - prendere le cose sul ridere sia un trucco della psiche.
Che poi sto male dentro, che poi sto male da sola, che poi scoppio.
Ecco, io mercoledi forse vado da lei e le dico Bah.
Le dico, Guardi, Pissi, forse è anche un trucco però, non so, funziona.
Io, se questo week end me lo vivevo seriamente e drammaticamente credo che mi affogavo nel catino per stendere.
E, guardi, signora Pissi, c'è di buono che siamo proprio tutti così.
Magari poi non riusciamo a mandare giù una lonza di maiale, da quanto stiamo male dentro, però almeno ridiamo.
Magari poi somatizziamo con dolori improbabili, però almeno ridiamo.
Come nel Medioevo con le danze macabre.Che poi, la verità, è che un modo di tirare fuori le cose sul serio ce l'abbiamo tutti. C'è chi scrive, chi si mette a posto le cose piccole della vita, chi si innaffia di lavoro, chi reagisce come un rotweiler incazzato, chi dorme sul divano per stare accanto agli altri, anche quando avrebbe bisogno di chi sta accanto a lui.
Ma lo facciamo così, ridendo.
Reagiamo alle cose come gli irlandesi ai funerali.
Perchè io me lo sono sempre chiesto, degli irlandesi.
Mi sono sempre chiesta Ma ai Funeral Party, quando poi tutti gli amici ubriachi se ne vanno e alla vedova rimangono i bicchieri da lavare, ma sarà poi una cosa così carina da fare, alla vedova?
Perchè nei film vedi sempre il funeral party, ma mai la vedova da sola dopo che lava i piatti.
Però poi penso che i bicchieri da lavare, la casa da pulire, il fondino della bottiglia di whisky da finire, ma soprattutto l'eco dei passi degli amici che sono stati tutti lì, dei violini e di Whisky in the Giar, sono proprio un trucco della psiche.
Gli irlandesi, come al solito, hanno capito tutto.
venerdì, novembre 07, 2008
Da un po' ce l'avevo sul gozzo, questa cosa.
Così, oggi ho scritto
(tanto e seriamente)
anche sul ranocchio
L’adolescenza poi finisce che ognuno la lega a ricordi improbabili.
Io, ad esempio, il sapore dell’adolescenza lo sento in bocca pensando alla salsa rosa della ekom di Voltri.
L’odore, invece, è quel misto incensoumidocannebirra dei Centri Sociali.
Ma se c’è una cosa che per me è il suono dell’adolescenza, sono le canzoni di un gruppo che si chiamava La Rosa Tatuata.
Più di Ligabue, degli Articolo 31, più della Banda Bassotti, di cui avrò visto 150 concerti tra i 15 e i 17 anni, più ancora dei Persiana Jones, per me il suono dell’adolescenza è la musica della Rosa Tatuata.
Intanto perché li avevamo scoperti noi, io e il mio fidanzato, il Timido Bassista, prima che fossero famosi – a Genova, dico, perché fuori da Genova non lo sono mai stati.
Poi perchè partivamo in macchina per destinazioni improbabili dell’entroterra ligure per sentirli suonare. Ed erano serate bellissime, trenta persone di pubblico e noi che sapevamo a memoria tutte le canzoni.
Poi, anche, perché il cantante, che si chiamava Max Parodi, era bello, era pelato, aveva la voce con i bassi, e quindi io un po’ avevo la cotta, così, virtuale, adolescenziale, ma una cotta.
E infine poi perché avevamo la cassetta e la mettevamo in macchina, io e il Timido Bassista, quando andavamo in giro. Le cassette preferite erano La rosa tatuata e poi un gruppo funky italiano di cui ho clamorosamente scordato il nome.
Così quelle canzoni della RosaTatuata - un po’ Springsteen dei Camaldoli, un po’ la scuola dei cantautori, un po’ blues da bettola - sono uscite dal cono di luce della bellezza oggettiva, e sono entrate di diritto nella lista dei pezzi acritici come Ohi Maria ti amoooo, Piccola stella senza cieeelo, Voglio vedere le piramidi di cheope ma sono miope ma sono miope, I want it all I want it all I want it all and I want it now. Quelle canzoni che sono belle a prescindere.
E’ poi successo che con la Rosa Tatuata ci sono stati dei contatti post adolescenziali importanti.
Perché loro saranno anche stati un gruppo famoso, ma Genova è sempre Genova, e così le strade sempre che si incrociano.
A Genova la legge dei sei gradini di conoscenza non funziona: con due arrivi a chiunque, da Garrone al besagnino.
E così, qualche mese fa, il Timido Bassista, ha iniziato a suonare nel nuovo gruppo di Max Parodi, che non era più la Rosa Tatuata ma un altro di cui non ricordo il nome.
Io, quando l’ho scoperto, devo avere fatto la stessa faccia della fidanzatina del liceo di Ringo Star quando è uscita Love me do.
Stavano suonando, mi ha detto il Timido Bassista, doveva uscire l’album, forse avrebbero fatto una tournèè.
E io sarei stata in prima fila.
Poi invece, tre giorni fa.
Max Parodi è morto nella doccia.
Così, a meno di quarant’anni.
I risultati dell’autopsia si sapranno tra due mesi, sembra, ma escludono droghe o suicidio.
Aveva avuto un precedente di attacco cardiaco e i medici lo avevano sottovalutato.
Ho sentito per telefono il Timido Bassista e non sapevo cosa dirgli.
Perché non so mai cosa dire, in questi casi, innanzitutto.
A lui, poi.
Non sapevo cosa dirgli perchè era un suo amico, certo.
Ma anche perché prima di essere un suo amico era stato la colonna sonora della nostra storia d’amore.
C’è questo, nella mia tristezza: che quando l’adolescenza ti muore d’infarto, non so, è qualcosa di assolutamente terrificante.
Io, ad esempio, il sapore dell’adolescenza lo sento in bocca pensando alla salsa rosa della ekom di Voltri.
L’odore, invece, è quel misto incensoumidocannebirra dei Centri Sociali.
Ma se c’è una cosa che per me è il suono dell’adolescenza, sono le canzoni di un gruppo che si chiamava La Rosa Tatuata.
Più di Ligabue, degli Articolo 31, più della Banda Bassotti, di cui avrò visto 150 concerti tra i 15 e i 17 anni, più ancora dei Persiana Jones, per me il suono dell’adolescenza è la musica della Rosa Tatuata.
Intanto perché li avevamo scoperti noi, io e il mio fidanzato, il Timido Bassista, prima che fossero famosi – a Genova, dico, perché fuori da Genova non lo sono mai stati.
Poi perchè partivamo in macchina per destinazioni improbabili dell’entroterra ligure per sentirli suonare. Ed erano serate bellissime, trenta persone di pubblico e noi che sapevamo a memoria tutte le canzoni.
Poi, anche, perché il cantante, che si chiamava Max Parodi, era bello, era pelato, aveva la voce con i bassi, e quindi io un po’ avevo la cotta, così, virtuale, adolescenziale, ma una cotta.
E infine poi perché avevamo la cassetta e la mettevamo in macchina, io e il Timido Bassista, quando andavamo in giro. Le cassette preferite erano La rosa tatuata e poi un gruppo funky italiano di cui ho clamorosamente scordato il nome.
Così quelle canzoni della RosaTatuata - un po’ Springsteen dei Camaldoli, un po’ la scuola dei cantautori, un po’ blues da bettola - sono uscite dal cono di luce della bellezza oggettiva, e sono entrate di diritto nella lista dei pezzi acritici come Ohi Maria ti amoooo, Piccola stella senza cieeelo, Voglio vedere le piramidi di cheope ma sono miope ma sono miope, I want it all I want it all I want it all and I want it now. Quelle canzoni che sono belle a prescindere.
E’ poi successo che con la Rosa Tatuata ci sono stati dei contatti post adolescenziali importanti.
Perché loro saranno anche stati un gruppo famoso, ma Genova è sempre Genova, e così le strade sempre che si incrociano.
A Genova la legge dei sei gradini di conoscenza non funziona: con due arrivi a chiunque, da Garrone al besagnino.
E così, qualche mese fa, il Timido Bassista, ha iniziato a suonare nel nuovo gruppo di Max Parodi, che non era più la Rosa Tatuata ma un altro di cui non ricordo il nome.
Io, quando l’ho scoperto, devo avere fatto la stessa faccia della fidanzatina del liceo di Ringo Star quando è uscita Love me do.
Stavano suonando, mi ha detto il Timido Bassista, doveva uscire l’album, forse avrebbero fatto una tournèè.
E io sarei stata in prima fila.
Poi invece, tre giorni fa.
Max Parodi è morto nella doccia.
Così, a meno di quarant’anni.
I risultati dell’autopsia si sapranno tra due mesi, sembra, ma escludono droghe o suicidio.
Aveva avuto un precedente di attacco cardiaco e i medici lo avevano sottovalutato.
Ho sentito per telefono il Timido Bassista e non sapevo cosa dirgli.
Perché non so mai cosa dire, in questi casi, innanzitutto.
A lui, poi.
Non sapevo cosa dirgli perchè era un suo amico, certo.
Ma anche perché prima di essere un suo amico era stato la colonna sonora della nostra storia d’amore.
C’è questo, nella mia tristezza: che quando l’adolescenza ti muore d’infarto, non so, è qualcosa di assolutamente terrificante.
giovedì, novembre 06, 2008
mercoledì, novembre 05, 2008
Volevo raccontarvi tutto, per filo e per segno, delle stranezze che questo festival ha portato con sè.
E lo farò.
appena inizio a capirci qualcosa io, che sono passata dall'euforia all'adrenalina, dalla stanchezza al vittimismo, dal burn-out alle cene masochiste, dalla tranquillità alla disperazione, dalle lacrime alle soddisfazioni.
Ho bisogno di un'agenda emotiva.
Ma adesso sono qui, con la giornata piena soprattutto della vita degli altri: la E. e il Chimico a chiedersi, il G. ad aspettare, la StregaNocciola in anestesia, la mia capa a pretendere un mio ritorno lavorativo, ex amori (non uno, non due, tre) a chiedere spiegazioni via mail.
E poi tutto un mondo intorno che gioisce per Obama, e il Manifesto esaurito in tutte le edicole.
Indovina chi viene a cena.
Insomma, con tutte queste urgenze prioritarie, di questa mia vita iperemozionale e di quelle vite iperincastrate, oggi non si riesce a parlare, perchè c'è troppo, troppo di tutto.
E io, per altro, sono tornata a casa alle 8 del mattino, risalendo la corrente dei lavoratori.
E ho dormito in barca a vela.
martedì, novembre 04, 2008
Finisco tra mezz'ora l'ultimo turno dell'ultimo giorno del festival della scienza.
Devo gestirmi dei sassolini nella scarpa accumulati sabato sera.
E fastidi da burn out.
Sgrassare la malinconia per i nuovi scrocchinquilini che partono.
Ripensare a quelli che ho di nuovo visto passare, e che mi mancano un po'.
Crogiolarmi negli apprezzamenti della nuova versione Nessie rossetto dark.
Devo soprattutto partecipare alla festa dell'ultimo giorno.
Ma sono proprio le ultime cose.
Mentre piove sui giusti, sugli ingiusti, sui contenti, sugli scontenti, sugli idrosolubili, sui piedi dei bambini che mi infangano la mostra, e sui miei vestiti stesi,
io riapro le mie stanze di vita quotidiana.
Ci vediamo domani.
Devo gestirmi dei sassolini nella scarpa accumulati sabato sera.
E fastidi da burn out.
Sgrassare la malinconia per i nuovi scrocchinquilini che partono.
Ripensare a quelli che ho di nuovo visto passare, e che mi mancano un po'.
Crogiolarmi negli apprezzamenti della nuova versione Nessie rossetto dark.
Devo soprattutto partecipare alla festa dell'ultimo giorno.
Ma sono proprio le ultime cose.
Mentre piove sui giusti, sugli ingiusti, sui contenti, sugli scontenti, sugli idrosolubili, sui piedi dei bambini che mi infangano la mostra, e sui miei vestiti stesi,
io riapro le mie stanze di vita quotidiana.
Ci vediamo domani.
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